Questa primavera stiamo esplorando il tema fiabesco del “Bosco Incantato” e, in particolare, alcuni dei suoi piccoli abitanti, gnomi e folletti che da tempo immemore sono presenti nel folklore in Italia e in Europa.
Con le bambine abbiamo letto letto “Il Grande Libro degli Gnomi” e abbiamo conosciuto gli gnomi del bosco, così come sono rimasti impressi nel nostro immaginario dagli anni ’90 in poi. In quel periodo, infatti, sia io che papà eravamo solito guardare in tv (e poi leggere, nelle raccolte di libri dedicate) le avventure di David Gnomo e Benjamin, due gnomi saggi e giramondo.
Per approfondire ancora di più il discorso, abbiamo voluto conoscere anche “la realtà”, cioè quali sono effettivamente le figure, le creature immaginarie che hanno fatto parte del folklore del nostro territorio: chi sono, come venivano chiamati, quali caratteristiche avevano.
Ve ne parliamo qui, dopo aver letto con interesse il libro “Gnomi, anguane e basilischi” di Dino Coltro.
Creature immaginarie nel folklore locale
Ovviamente non tutte le creature immaginarie del folklore nostrano – ma in generale in Italia – sono tenere e innocenti come gli gnomi e i folletti dei quali raccontiamo volentieri alle bambine e non mancano le storie truci, le leggende spaventose o le creature davvero orripilanti.
Il folklore, che nasce nelle comunità rurali e non scolarizzate al fine di dare una spiegazione comprensibile ai fenomeni naturali, è popolato da una costellazione di creature, alcune positive, altre dispettose (quando va bene) o addirittura pericolose (quando va male).. Grandi o piccole, entità maschili o femminili…spesso nelle storie degli anziani attorno al fuoco o nel tepore delle stalle, si parlava di spauracchi o temibili streghe per spaventavare i bambini, ma anche ogni sorta di malefici, con tutto il kit di scongiuri utili a scacciarli.
Non sono queste, però, le creature di cui ci siamo interessati, perché oggi non c’è più necessità di spaventare così tanto i nostri bambini – che difficilmente si avventurerebbero per i campi di notte. Possiamo tranquillamente approfondire al conoscenza di gnomi e folletti così come li hanno interpretati in diverse aree in Italia e riservare ai bambini la parte più dolce, istruttiva, magica.
Le tante creature creature create dal folklore locale, a causa delle “contaminazioni” tra comunità e località, sono in un certo senso migrate da un comune all’altro, da una sponda all’altra di fiumi o laghi, attraverso valli e regioni. Infatti tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto-Adige, molte sono le creature che portano nomi simili e hanno spesso caratteristiche similari, pur differenziandosi un pochino.
Non mancano i riferimenti alle divinità della mitologia classica, greca e latina, ma anche a quella tedesca.
Ciò che le accomuna è il ruolo di queste creature, principalmente di guardiani della Natura e di protettori (a volte con “le buone”…altre volte no), in simbiosi con i ritmi naturali e le stagioni. Ma per quanto siano presenti in questa piccola mitologia anche molti animali magici o alberi fatati, il più delle volte queste creature presentano forme antropomorfe e caratteristiche tipiche degli umani, esagerandone ad esempio i difetti sia fisici che comportamentali.
A sancire la fine di questo mondo immaginario è stato il Concilio di Trento (1545-1563) con la sua decisa lotta a tutte le forme di eresia e di superstizione (tenete presente che molte delle creature immaginarie del folklore avevano caratteristiche o origine demoniache). Gnomi, ometti, folletti in Italia diventano “fuorilegge” e, piano piano, si smette di parlarne.
In moltissimi luoghi del Veneto, del Trentino e del Friuli sono addirittura visibili le tracce che hanno lasciato queste creature nell’immaginario collettivo, potendo ancora oggi ritrovarli nei nomi delle strade, delle grotte, dei boschi e tante sono ancora le leggende che si raccontano e sono diventate patrimonio comune di un’epoca lontana. Noi troviamo affascinanti queste testimonianze e ci piace ricercarle nei nostri spostamenti, perché raccontano molto delle persone e delle società di una volta, delle loro paure e superstizioni e pensiamo che siano anche esse parte di quella cultura dalla quale proveniamo e della quale oggi è sopravvissuto ben poco: la Befana è sicuramente la rappresentante più autorevole di questo “piccolo mondo”, solo che qui una volta la chiamavano la Marantega. Anche il nostro dialetto è figlio di queste leggende, non per niente qui da noi, in provincia di Venezia,
"Molte persone, arrivate con il progresso a forme di vita distanti e distinte dalla natura, sorridono di queste fole, così le chiamano con un preciso senso negativo. Non si accorgono che hanno sostituito immagini e creature fantastiche, con robot e effetti tecnologici, che non sanno più dare vita, parola e sentimenti a tutto ciò che appartiene alla natura perché l'hanno abbandonata. L'incanto della fiaba si è scolorito e non suscita più la poesia del cuore che sapeva creare il vecchio contafole di filò contadini. Con loro, hanno lasciato i campi, le corti e le contrade anche i Massarioi, le Anguane, le Fade e non so dove si siano rifugiate, forse anch'io non le so più cercare. O forse è arrivato il mio tempo di prendere per mano i miei nipoti e Andre insieme in pellegrinaggio nei luoghi della magia, dove l'innocenza della loro fantasia farà ancora parlare le pietre, gli animali e le piante. Come una volta." - Dino Coltro
Andiamo allora a scoprirle insieme?
Il Massariol, el gobeto de Rialto
Forse il più famoso tra gli “gnometti” veneti, conosciuto soprattutto per la sua vena dispettosa. Nasce da un pezzo di legno e a Venezia se ne va in giro per la città a combinare scherzi. Sta volentieri insieme alle persone. Veste di rosso, ha un cappello a punta, barba e viso rugoso.
Piccolo di statura, si muove sia di notte che di giorno. Si trasforma da vecchio in bambino, ruba la memoria, la parola, si intrufola nelle case, si prende gioco delle donne più belle della città.
Se ne ravvisano le tracce anche sulla Riviera del Brenta, sui Colli Euganei, ma anche nel trevigiano e nel bellunese. Qui si dice che si prendesse cura degli animali per le famiglie già povere, senza chiedere nulla in cambio.
Proprio per i cavalli ha una passione particolare. Nelle notti in cui ne sceglie uno, lo fa cavalcare tutta la notte fino a sfinirlo per poi riportarlo nella stalla. I fattori lo ritrovano stanchissimo la mattina seguente e per quel giorno lo lasciano riposare!
Il Massariol è velocissimo e non appena ne ha combinata una delle sue, sparisce e si sposta di luogo.
Solitamente si diverte a far perdere la strada ai contadini che si muovono di notte. Si dice che perda la strada chi calpesta le sue orme e in molti paesi è presente un vicolo di campagna chiamato appunto El Troi de Massarol dove è meglio non avventurarsi di notte.
A Camposampiero, in provincia di Padova, lo chiamano Martorelo ed è un ometto tutto rosso che usa trasformarsi in una covata di maialini per prendere in giro i contadini.
Nel Cadore c’è un folletto chiamato Massaruo vestito tutto di verde molto scherzoso e benevolo, ma che nasconde in casa propria molti tesori.
La leggenda vuole che il Mazarol salvò Oderzo – allora insediamento romano chiamato Opitergium – dall’avanzata degli Unni, anzi, proprio di Attila in persona.
Folletti
Come il Mazzariol, anche il folletto (el Fulet) è un gran burlone.
In Trentino, però, lancia addirittura dei sassi alle persone! Lo fa per difendere il seme della felce che si usava raccogliere il primo giorno d’estate, perché si diceva che avesse poteri magici.
Nel Bellunese si chiamano Gambaretol, vestono di rosso e sono molto piccoli e bruttini. Osservano i lavoratori nascosti tra la vegetazione solo per rubare loro gli attrezzi e divertirsi a nasconderli. Per spaventarlo bisogna pronunciare “spaventapapa” e il folletto scapperà tra i campi di grano facendo cadere tutti gli spaventapasseri.
Sulle Dolomiti del Brenta c’è il Rurel: molto conosciuto tra gli alpeggi e aiuta i malgari, soprattutto nella mungitura.
Gnomi e Nani
Gli Gnomi sono creature alte circa 80 cm con la barba bianca e il cappello a punta, molto simili ai Nani. Hanno un grosso nasone e conoscono tutti i segreti della natura, delle piante e degli animali.
Vivono nei boschi o nelle miniere e sono bravi artigiani che lavorano i metalli e che spesso aiutano l’uomo. Vengono chiamati anche Guriuz e Guriude.
I Nani, invece, hanno un carattere mutevole e possono essere scontrosi, ma anche amichevoli, proprio come i Sette Nani di Biancaneve, ognuno con il suo particolare carattere!
Sono più piccoli degli gnomi, alti circa la metà, ma anche loro hanno anche la barba bianca e cappelli a punta rossi o azzurri. Estraggono i minerali dalla terra e li lavorano.
Possono vivere a lungo, ma non possono stare alla luce del sole, perché si trasformerebbero in pietra.
Gli Ometti
Assomigliano ai Nani, ma vivono nelle montagne dell’Alto-Adige. La leggenda vuole che Dio li abbia creati per presidiare le cime dei monti dove gli uomini non arrivavano. Molto simili a noi per l’aspetto (statura a parte), vivono soprattutto dove ci sono minerali e la loro presenza è “testimoniata” in molti paesi della Valle Aurina.
In Friuli, invece, abbiamo il Pamarindo che è basso e grosso, ma molto veloce. Peccato che non abbia nulla di buono e più che altro crea disagi ai mandriani.
Molto socievoli, invece, sono i Venediger che abitano negli anfratti del Tirolo, lavorando l’oro e l’argento. Trascorrono volentieri il tempo con i montanari e i contadini.
Nei boschi del Veneto, del Trentino e del Friuli troviamo poi un ometto di una cinquantina di centimetri. È el Mazzarot de Bosc: capelli rossi, vestito rosso, zoccoli. Tiene puliti i boschi, può trasformarsi a suo piacimento e farsi vedere solo quando lo desidera. In alcune zone si dice che anche lui si diverta a far perdere la strada alle persone. Una sua caratteristica è certamente che quando si mette in testa di aiutare qualche famiglia, ad esempio tenendo in ordine la stalla, in cambio non vuole alcuna ricompensa.
Nella zona del Garda veronese sono stati più volte segnalati avvistamenti di omini rossi che hanno incrociato di notte alcuni contadini: innocui, ma burloni.
“Gnomi, anguane e basilischi” di Dino Coltro
La maggior parte delle informazioni di questo articolo le ho tratte dalla lettura di questo libro edito per la prima volta nel 2006 da Cierre Edizioni.
L’ho trovato davvero interessante, perché va ad arricchire l’idea sommaria che anche noi stessi che abitiamo oggi questo territorio, abbiamo del “piccolo popolo” nostrano. Sono tantissime le creature di cui non avevo mai sentito parlare ed è affascinante vedere come le loro leggende si mescolino, si ripetano e si trasformino nei territori adiacenti.
Ci è capitato spesso in montagna in Italia di incontrare le figure degli gnomi, degli ometti, dei folletti rappresentati nell’artigianato locale o di sorprenderli nei nomi dei luoghi. Ora ci è molto più chiaro da dove nascano questi elementi delle tradizioni e dei territori.
Il libro presenta tanti capitoli, uno per ogni “gruppo” di creature o elementi magici.
Sono tanti quelli di cui non ho parlato in questo articolo, per non andare fuori tema: troviamo gli Incubi, la Marantega, le Fate, gli Orchi, l’Ebreo Errante, le Anguane. Ma anche elementi naturali e animali che hanno un ruolo importante nel folklore locale e, come le creature immaginarie, hanno un preciso ruolo e funzione sociale.
Conoscere le leggende e le tradizioni ci aiuta a capire meglio i luoghi, la loro cultura, la loro storia. È un pezzo importante della scoperta che facciamo quando viaggiamo. Ci aiuta a capire che il mondo non è fatto solo di attrazioni turistiche messe lì apposta per compiacere i turisti, ma anche di storie raccontate attorno al fuoco, memorie e passato che non sempre troveremo nei musei e che in un certo senso si sono perse.
Libri come questo aggiungono un tassello importante.
Il nostro viaggio nel tema del Bosco Incantato e speriamo presto di potervi portare presto anche in gita!
Conoscevi già questi personaggi del folklore del Veneto, Trentino e Friuli? Conosci altre leggende legate agli gnomi e ai folletti in Italia? Raccontamelo nei commenti!
Federica Assirelli says
Anch’io, come te, amo molto conoscere i luoghi che visito anche attraverso le storie e le leggende che gli abitanti si tramandano di generazione in generazione. Credo che aiutino tantissimo a capire meglio un luogo ed i suoi abitanti!
Claudia Bi says
Non posso che essere d’accordo! Felice ti trovare altre appassionate di storie e leggende! 😍